Usb-C e il futuro del jack audio

Si annuncia ormai come ufficialmente terminata l'epoca del jack audio da 3,5mm. Ma davvero?

“L’epoca del jack audio è finita!”. si legge un po’ ovunque. Anni fa quando arrivarono i primi tablet si diceva la stessa cosa per i pc fissi. Non fu così all’epoca e probabilmente non sarà così questa volta. Questa moda del mandare in pensione una tecnologia da un giorno all’altro si alimenta per due motivi: la moda del momento in ambito tecnologico e la scarsa conoscenza dell’utente medio, spesso coincidente con una clientela consumer che con i dispositivi non ci lavora ma fondamentalmente ci gioca.

Velocità di trasferimento usb

L’arrivo sul mercato dell’usb tipo C

Nel corso degli anni l’usb si è evoluto riuscendo a diventare un’interfaccia indispensabile per tutti i tipi di utenza, da quella consumer a quella professionale. Con il miglioramento del protocollo dal 1.0 a all’attuale 3.1 si è raggiunta una velocità di trasferimento dati molto alta, tanto da poter permettere di lavorare comodamente su file di grosso peso anche se non risiedono fisicamente sulla stessa macchina dove gira il software. 

Vari tipo di connettori usb (Wikipedia.org)

Nel 2014 è stato presentato un nuovo tipo di connettore, il C, che oltre a migliorare la velocità di trasferimento è in grado anche di alimentare grossi dispositivi, come ad esempio i computer. Il connettore è anche reversibile, non esiste quindi un lato corretto dal quale inserirlo.

 

Con lo sviluppo di un’interfaccia così prestante, dal 2016 alcuni produttori di smartphone hanno deciso di fare il grande salto ed eliminare l’uscita analogica mini jack dai loro dispositivi in favore di un’unica porta di comunicazione, quella usb. Qualcuno ha gridato al miracolo, altri allo scandalo.

Come funziona la trasmissione audio da un dispositivo alle cuffie?

Nei dispositivi come computer e smartphone la trasmissione dei segnali audio avviene in modo molto semplice, e tutti i componenti che se ne occupano sono all’interno del dispositivo stesso.

Un segnale digitale (ad es. un brano riprodotto sul player del dispositivo) entra in un componente chiamato DAC (digital to analog converter) che si occupa di convertire il segnale digitale che è una sequenza numerica a un segnale analogico, ovvero in corrente elettrica. Successivamente il segnale entra in un amplificatore di segnale e poi va a finire in una presa minijack così detta “femmina”, quella dove attacchiamo le cuffie. Usare l’usb-c in sostituzione del jack audio significa eliminare i componenti di conversione e trasmissione dal dispositivo. L’esistenza di questi componenti è però necessaria per l’ascolto in cuffia, quindi questi componenti dovranno necessariamente essere inseriti all’interno delle cuffie o su un dispositivo terzo che si occupi della conversione.

Eliminare questi componenti dai dispositivi ha ovviamente dei vantaggi: una maggiore leggerezza del dispositivo, un minor costo di produzione, e inoltre il dac rimosso potrà lasciare spazio, ad esempio, a batterie o ottiche più grandi. A questo si aggiunge poi la possibilità per l’utente di poter scegliere dei convertitori (esterni) di maggiore qualità rispetto a quelli standard montati su uno smartphone.

Lo svantaggio sarà che dovremmo acquistare un nuovo paio di cuffie, o un adattatore. Se però le semplici cuffie che normalmente usiamo si trasformano in cuffie con al loro interno dei componenti elettronici, il prezzo sarà ovviamente più alto. Chi sarebbe disposto a spendere una cifra importante per degli auricolari da maltrattare e buttare in borsa?

Altri svantaggi sono: la necessità di dover acquistare un adattatore per usare le tradizionali cuffie già in vostro possesso. L’uso di uno sdoppiatore per poter poter ascoltare la musica e caricare contemporaneamente il dispositivo e in tal caso l’utilizzo combinato della porta usb probabilmente significherà anche tempi di ricarica maggiori. Esiste l’alternativa delle cuffie bluethoot e wireless ma hanno un costo, hanno un raggio di azione limitato, costano di più e poi vanno a pile.

Quindi ci perdiamo e ci guadagniamo dall’altra parte a seconda dell’utilizzo che facciamo dei nostri dispositivi.

Il mercato ha ormai buttato il sasso, ed è provato che l’usb 3.1 sia in grado di gestire l’audio. È quindi inevitabile che la ricerca si spinga in quella direzione e questo non è male. Ma da qui a dire che l’era del jack audio è finita risulta quanto meno banale. Nel mercato desktop, in ambito audio/video e in ambito videogame, categorie che più sono disposte a spendere per avere macchine prestanti, difficilmente cambieranno in fretta. Ad esempio in ambito audio la questione cablaggio non è di secondaria importanza. Cablare uno studio, anche piccolo, necessita di scelte ben ponderate.